Casa Tartini: come nasce
La casa natale di Giuseppe Tartini si trova nella piazza principale della città di Pirano a lui dedicata, ed è stata costruita sulle fondamenta di un precedente edificio in stile gotico, eretto nel XIV° secolo da una famiglia di mercanti e armatori piranesi. Durante il XVIII° secolo l’edificio venne completamente ricostruito e ampliato seguendo lo stile barocco dell’epoca, sotto la guida della famiglia Zangrando, lato materno del compositore piranese. Qui nel 1685 si sposarono infatti Caterina Zangrando, di Pirano, e Giovanni Antonio Tartini, di Firenze, scrivano dei sali a Pirano per conto della Repubblica di Venezia. Questa mansione permise al padre di Giuseppe di acquisire una grande ricchezza economica e un’importante rilevanza politica, che consentì alla famiglia Tartini di ampliare ulteriormente il palazzo, fino a raggiungere la struttura che conserva ancora oggi, incluse le ricche decorazioni all’interno. Gli stucchi e le pitture murali, invece, si rifanno allo stile neoclassico, e vennero eseguiti per volere di Pietro Tartini, nipote del violinista. Queste vennero eseguite da Pietro Gaspari, pittore e scenografo veneziano noto per le sue incisioni e dipinti, che riprendono lo stile di Giambattista Piranesi grazie all’attenzione e la maestria con cui delineava i dettagli architettonici.
Casa Tartini: come appare oggi
Casa Tartini è stata restaurata in numerose occasioni, l’ultima delle quali nel 2020, in occasione del 250° anniversario della morte del celebre violinista, compositore e musicologo piranese. Tale intervento è stato accompagnato dall’organizzazione di un percorso museale che potesse introdurre gli spettatori alle meraviglie artistiche e architettoniche di questo luogo, narrandone gli aneddoti, le curiosità e gli episodi degli illustri personaggi che lo hanno abitato. Questo nuovo percorso espositivo è stato reso possibile grazie al contributo dell’Unione Europea all’interno del programma Interreg V-A Italia-Slovenia. All’interno del percorso museale è possibile vedere la collezione del lascito Giuseppe Tartini, tra cui spiccano i documenti e i trattati originali scritti dall’autore, la sua maschera funeraria in gesso, alcuni dipinti e raffigurazioni a lui dedicate e uno dei tre violini che il maestro era solito utilizzare per i suoi concerti, costruito dal liutaio Nicola Marchioni di Bologna tra il 1715 e il 1725. Oltre a ospitare il percorso museale dedicata al suo abitante più illustre, Casa Tartini è la sede della Comunità Italiana Giuseppe Tartini, che organizza numerosi eventi e manifestazioni atti a diffondere la cultura e le tradizioni della minoranza italiana nel territorio.
Giuseppe Tartini: la vita
Giuseppe Tartini nasce a Pirano nel 1692, figlio di Caterina Zangrando, appartenente a una delle più importanti famiglie della città, e Giovanni Antonio Tartini, scrivano dei sali a Pirano per conto della Repubblica di Venezia. Questa posizione era all’epoca una delle più importanti all’interno del tessuto sociale cittadino, dato che il sale rappresentava la principale risorsa economica della zona. Il figlio Giuseppe si distinse fin da subito come un bambino dal talento spiccato, e ciò lo portò a proseguire gli studi al Collegio nei Nobili di Capodistria, dove ricevette un’istruzione varia e completa, che comprendeva lo studio della filosofia, della retorica, e della matematica. Successivamente si trasferì a Padova per intraprendere gli studi di Giurisprudenza, ma il suo unico desiderio era perseguire le sue due grandi passioni: la scherma e il violino. Dopo essersi sposato in segreto con Elisabetta Premazone, nipote dell’arcivescovo di Padova a cui Giuseppe dava lezioni di violino, fu costretto a fuggire e cercare asilo. Fu in quest’occasione che venne accolto da Giovanni Torre, padre guardiano del Convento dei Francescani di Assisi con cui era imparentato, che gli offrì un rifugio e gli permise di perfezionare ulteriormente i propri studi musicali sotto la guida di Matěj Černohorský, fondatore di un’importante scuola di composizione a Praga, che in quel periodo si trovava ad Assisi nel ruolo di organista. Tornato a Padova dopo essere stato perdonato dal cardinale, la sua fama crebbe rapidamente, e a soli 24 anni venne invitato a suonare a Venezia per i ricevimenti privati organizzati dal principe elettore di Sassonia e re di Polonia Augusto II. Successivamente si trasferì ad Ancona, dove sviluppò quello che è il suo più importante apporto alla teoria musicale, che renderà pubblico in un trattato del 1754: il cosiddetto terzo suono, o suono di Tartini, un fenomeno acustico che consiste nella generazione di un suono grave risultante dalla differenza di frequenza di due suoni più acuti. Nel 1721, all’età di 29 anni, rientrò a Padova in qualità di primo violino dell’Orchestra della Basilica di Sant’Antonio, e dopo pochi anni fondò una delle più importanti scuole di violino d’Europa, che gli fecero guadagnare il nome di Maestro delle Nazioni. Dopo un grandissimo numero di concerti, pubblicazioni e trattati, morì di scorbuto nel 1770, entrando di diritto nel novero dei più importanti musicisti e teorici del ‘700.